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tatto, o alla macchia nera; e trovò che più ristretto di
tutti era l anello nel color violato, un po più larghetto
era nell indaco, più ancora nell azzurro, e così successi-
vamente sino al rosso; nel qual colore l anello avanzava
tutti gli altri in lar ghezza. Né diversamente accadeva,
se in luogo dell aria era tra quelle lastre intrusa dell ac-
qua, salvo che i colori erano men vivi; e il primo anello
in ogni mano di colori era più ristretto che nell aria, e
più vicino alla macchia nera. Ora ecco che i raggi più
refrangibili sono ancora i più riflessibili. Ciò viene a di-
re che in una data ma teria di minori grossezze è mestie-
ri a riflettere il violato e l indaco; e di maggiori a riflet-
tere il rosso e il doré. Che se la densità in una materia
sarà maggiore che in un altra, sarà bisogno di minor
gros sezza nelle particelle della più densa che della me-
no, perché ne sia riflessa la medesima specie di raggi. E
così i corpi sono come al trettanti tessuti, le cui fila, in
virtù di certa densità o grossezza, ne riflettono all oc-
chio questa sorta di raggi meglio che quella; gli altri
raggi che vi dan su, vengono a spegnergli nelle cieche
vie, che sono tra filo e filo; e tutto il tessuto ne appari-
sce di quel tal colore che le fila riflettono.  Io per me
già non dubito  ripigliò la Marchesa  che la cosa non
sia così per appunto, come voi dite. Ma per essere di ciò
più chiarita, mi farebbe mestieri compren dere qual re-
lazione ci abbia tra l aria o l acqua, e l erba, e il taffettà.
Atrimenti come potrei io mai credere che quello che in
uno anello o in una laminetta d aria cagiona un certo
colore, quello medesimo lo cagioni eziandio in un filo
di erba o nella mia andrienne?  Oh qui, Madama,  io
risposi  gioca il gran principio dell analogia, che è qua-
si la pietra angolare degli edifizi, che va innalzando qua
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Letteratura italiana Einaudi
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e là la scienza della fisica, o per meglio dire la ragion
dell uomo. Se due o più cose noi le conosciamo esser si-
mili in molte e molte lo ro proprietà, sicché ne sembri-
no come della stessa famiglia, noi dovremo inferirne, e
non a torto, che simili sieno ancora in ciò che sappiamo
appartenere all una, e non è così manifesto appartenere
anche all altra. Con tale principio si governa, quasi che
in ogni cosa, la umana prudenza; e arrivano per tal via i
filosofi a conoscere la natura di quelle cose che da noi
maneggiare, a dir così, non si possono, o per la immen-
sa loro distanza o per la incredibile loro picciolezza. E
dove con la scorta di esso non conduce egli la sua Mar-
chesa il grazioso Fontenelle? Mostrandole, che la luna è
illu minata dal sole, che ha il giorno e la notte, che ha
delle valli e delle montagne, e tali altre cose, né più né
meno, come la nostra terra; giugne a persuaderle ch ella
pure come la nostra terra ha i suoi abitanti con le citta-
di, e co castelli suoi.
In somma le fa vedere con questa analogia alla mano
popolato tutto l universo quanto egli è.  Fate ora voi
vedere a me  disse la Marchesa  la somiglianza, che è
tra i colori dell aria e i colori delle cose, che abbiamo
per le mani; e non andiamo con questa analogia più là
che il nostro picciolo mondo.  Molte sono le si militu-
dini  io ripigliai  trovate dal Neutono tra le laminette
d aria o d acqua, che tra quelle sue lastre erano compre-
se, e le par ticelle della materia, onde composti sono i
corpi; e ben pare che le une e le altre si abbiano a tene-
re come di una stessa famiglia. Tra le quali similitudini
principalissima è quella, che così quelle laminette, co-
me le parti minutissime di qualsivoglia corpo, sono dia-
fane; che già non è cosa così opaca, che ridotta in sotti-
lissime schegge non dia il passo alla luce; e le pietre più
dure, e gli stessi metalli ridotti in foglie d impenetrabili
ch erano ai lucidi dardi del giorno, come chiamò quel
poeta i raggi del sole, divengono ad essi permeabili e
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trasparenti. E però siccome dalla varia den sità o gros-
sezza di quelle laminette dipendeva la qualità del loro
colore, dalla stessa cagione pur dee procedere la varietà
del co lore dei corpi medesimi. Generalmente parlando
converrà dire le particelle dei drappi azzurri essere me-
no dense o più sottili che quelle non sono dei drappi
che ne mostrano il color rosso; in quella guisa che cote-
sta bella tinta di zaffiro, che veste ora il cie lo, ed è così
dolce agli occhi nostri, ne è riflessa da più tenui va po-
ri, che di terra si alzano in aria; come da più grossi va-
pori ne è riflesso quel rossigno, di cui all orizzonte si
tinge il cielo al cader del giorno.  E quei bianchi nuvo-
li  soggiunse la Mar chesa  che si veggon laggiù, con-
verrà dire essere uno ammassa mento di vapori di varie
grossezze, ciascuna delle quali riflette un particolar suo
colore; e bianco di qua ne apparisce il totale di essi, co-
me appunto quella gallozzola formicolata di vari colori,
vista dalla lungi bianca del tutto appariva.  In fatti  io
risposi  i corpi bianchi altro non sono che tessuti di va-
rie e differenti fila; di fila eterogenee, diciam così, le
quali riflettono e ributtano da sé ogni qualità, ogni ge-
nerazione di raggi. Segno è di questo, oltre alle altre
prove che se ne ha, che posti al sole penano moltissimo
a riscaldarsi; dove gli altri corpi, che riflettono una sola
specie di raggi, gli altri li ricevono dentro a sé e ve gli
spengono, si riscaldano assai più presto dei bianchi. E
più di tutti sono presti a concepire il calore i corpi neri,
i quali ammorzano ed inghiottiscono quasi tutti i raggi
che vi dan su. E vi so dire, Madama, che un cappellino
nero, come usano portarlo le belle inglesi nel Parco di
Londra, non sarebbe il vostro caso, passeggiando
all occhio di questo nostro sole d Italia.
 Considerando  ripigliò qui la Marchesa  cotesti
vari tes suti dei corpi, mi sovviene ora di cosa che ho già
udito dire più volte, ma a prestarvi fede non mi potei in-
durre giammai: voglio dire che vi sieno dei ciechi, che al
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Letteratura italiana Einaudi
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tatto sappian distinguere l un colore dall altro. Ma ades-
so parmi veder chiaro che ciò sia un effet to e insiem una
prova del sistema neutoniano. E in verità, perché non
potremmo noi co polpastrelli delle dita sentire i vari co-
lori, se meglio ponessimo mente al sentimento del tatto, [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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